Oggi più che mai, siamo chiamati alla conversione
La morte di un ragazzo lascia sempre increduli. La morte di un ragazzo, colpito presumibilmente da un altro giovane e in un contesto ancora non chiarissimo, lascia ancora più increduli.
In queste ore l’incredulità ha preso il sopravvento sulla realtà e ora siamo tutti più fragili. Tutti, nessuno escluso.
Meno di un anno fa eravamo qui a riflettere sulla morte, anche in quel caso avvenuta barbaramente, di un altro giovane ragazzo. Anche questo episodio drammatico che ha colpito Romeo, come quello di Willy, è una questione di mani.
E allora vogliamo riprendere alcune parole e riflessioni scritte nel settembre 2020 dall’assistente e dai vicepresidenti giovani nazionali di Azione Cattolica:
“[…] Noi siamo le nostre mani: meno si abituano ad aprirsi e a stringere altre mani e più si chiudono a riccio, moltiplicando disumanità e violenza. […] L’educazione non passa attraverso grandi rivoluzioni o astratti proclami: si gioca nei gesti più comuni, quelli che troppo spesso riteniamo periferici, secondari, come le movenze delle nostre mani, che possono invece salvare o uccidere. Educare è riabilitare le mani a riconoscere la dignità dell’altro, la ricchezza della sua differenza; significa allenarle ad una forza che non sta nell’arroganza, ma nel coraggio di prendersi cura dell’altro […]”.
Ora, però, non c’è bisogno di proclami. Non cambierebbero il passato e riaprirebbero soltanto ulteriormente le ferite di chi Romeo lo ha amato. Ora c’è bisogno di silenzio. Quel silenzio che possa davvero portarci alla riflessione, al discernimento e alla conversione.
Sì, la conversione. Oggi che inizia il percorso della Quaresima, siamo tutti chiamati al silenzio e alla conversione. Anche chi ha utilizzato quelle mani per agguantare un’arma, ferire a morte un giovane, ferire a morte una famiglia e ferire a morte una comunità.
Caterina, Giorgio e Sara Incaricati Regionali Giovani e del MSAC del Lazio